Abbiamo già avuto modo di “esplorare” alcuni principi su cui si fonda l’Arte Introspettiva e come essa abbia la possibilità di incontrare la psicologia configurandosi come strumento in grado di avvicinare le persone ai propri vissuti emotivi in maniera diretta e immediata (dal latino in–mediàtus = non mediato, da mèdius = che sta nel mezzo: senza interposizione, quindi…della ragione, delle paure, dei pregiudizi).
Ma concretamente che tipo di ricerca interiore si può portare avanti con l’aiuto dei quadri introspettivi? E quale utenza può trarne beneficio?
Una delle applicazioni possibili, forse la più frequente, chiama in causa un rapporto tanto stretto quanto complesso: quello fra madri e figli.
La mamma perfetta , ahimè, rappresenta un ruolo sociale, largamente condiviso, interpretato e culturalmente radicato nelle nostre strutture di personalità. La mamma deve essere perfetta. Questo significa che l’immaginario collettivo riversa sulla figura materna una serie infinita di aspettative che non prendono assolutamente in considerazione la fallibilità, la limitatezza fisiologica, e l’imperfezione insite negli essere umani. Quello che più di ogni altra cosa giustifica un serio lavoro con le mie pazienti è che questo ruolo è talmente penetrato e radicato dentro ognuno di noi da rendercene prigionieri in modo inconsapevole. Spesso durante le sedute, mi trovo a dover centrare l’intero intervento sulla messa in discussione di vincoli e condizionamenti che le madri stesse si impongono interiormente, giudicandosi, condannandosi e percependosi come cattive madri, solo per aver provato una determinata emozione negativa nei confronti dei figli. Ora tutto ciò, è tutt’altro che fisiologico e sano, reprimere le emozioni e condannarsi per averle provate è una garanzia di squilibrio interno e di malessere psicologico. Si può cosi sperimentare nella propria vita un alleggerimento esistenziale che si ottiene grazie alla riduzione del dispendio energetico necessario per negare, principalmente a sé stessi e poi agli altri, quelle parti di noi che giudichiamo sbagliate, ma che comunque rimangono sempre parte di noi. L’artista Aurora Mazzoldi ha dipinto sei quadri specificamente riferiti a queste argomentazioni, quadri che rappresentano sei differenti modalità di interazione tra due figure (madre-figlio, ma non solo) in cui tutti noi possiamo facilmente riconoscerci. Successivamente ha scritto anche un libro “Le mie madri – Arte Introspettiva”, che risulta essere uno strumento unico per la comprensione profonda di quanto i quadri simboleggiano, ossia dei nostri meccanismi e funzionamenti interni più profondi. Con le pazienti, il porsi dinnanzi al quadro introspettivo permetteva di riconoscere quelle loro parti che per paura del giudizio o del moralismo venivano rimosse o soffocate. Sappiamo bene che il primo passo per il cambiamento è VEDERE dove ci troviamo e come ci stiamo ponendo nelle nostre interazioni con gli altri, e la tela consente proprio questo, in modo chiaro e diretto. Il percorso terapeutico risulta così più veloce, ma soprattutto più efficace, perché si superano tutti quei blocchi che ci tengono ancorati ad una situazione di vita disfunzionale e sofferta.Leggi l'articolo completo
Una tra le dinamiche interne che incontro più frequentemente nella mia attività di psicologa, è l’interazione tra genitori e figli, nello specifico ho avuto modo di conoscere molte madri che si rivolgevano a me soprattutto perché si percepivano inadeguate a crescere in modo sano il proprio figlio/a e che si attribuivano, molto spesso, dei gravosi sensi di colpa che appesantivano la loro quotidianità; madri dominate da costanti paure e preoccupazioni per il futuro dei figli inseriti in un mondo pericoloso e pregno di tentazioni malsane.
Ma soprattutto madri che negavano parti di sé stesse, giudicandole sbagliate.
Ecco perché io seguo un programma dove cerco di addestrare queste persone ad autorizzarsi ad essere “umane” e quindi inevitabilmente “imperfette”, provando il sollievo di poter riconoscere e accogliere, almeno con sé stesse, le onde emotive che fisiologicamente emergono in qualsiasi interazione umana, siano esse belle o meno belle.
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